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della naturale trasformazione dell’economia montana, poichè la graduale evoluzione della attività prevalentemente agricola in quella prettamente pastorale ebbe soltanto inizio verso la fine del XVIII secolo. Del resto l’acqua non è meno necessaria all’alpeggio che all’agricoltura vera e propria.
In un ordine di fatti naturali di ben più vasta portata devono dunque essere ricercate le cause che condussero a tale abbandono. La mancanza di braccia in seguito alla peste tutt’al più può avere accelerato ma non determinato il fenomeno. La coincidenza dello scoppio della peste col periodo dell’abbandono dei canali dev’essere considerata come un fatto del tutto fortuito. Anzi è da presumersi che l’abbandono si sia verificato in modo graduale e che abbia avuto inizio già verso la fine del XVI secolo ma sopratutto dal XVII secolo in poi.
Tutti i canali dei quali si conosce in modo esatto e sicuro l’anno o gli anni in cui furono costruiti, e sono parecchie diecine, datano dal principio del XIII secolo alla fine del XV; nessuno venne costruito in epoca posteriore, nè nel XVI secolo nè in quelli successivi. Noi vediamo quindi che si ebbero due periodi molto distinti fra di loro: uno precedente al 1500, caratterizzato in tutta la regione montana dalla costruzione di numerosi canali, ed uno susseguente in cui l’uso di questi canali venne per la maggior parte abbandonato e ciò senza che si sia verificato una qualsiasi radicale trasformazione nell’economia montana, che, per quanto è a nostra conoscenza, fu caratterizzata da una attività prettamente agricola e relativamente chiusa tanto nel primo che nel secondo periodo.
Bisogna quindi logicamente pensare che siano intervenuti delle sensibili variazioni nelle condizioni climatiche, ossia che nel primo periodo ebbe a prevalere un clima caldo-asciutto con scarse precipitazioni, donde la necessità di una attiva irrigazione per i bisogni agricoli, mentre il secondo fu invece piuttosto freddo-umido con abbondanti precipitazioni dimodochè i canali, avendo persa la loro primitiva importanza, vennero un poco per volta abbandonati. Naturalmente dette variazioni climatiche non si produssero in modo rapido, ma gradualmente nel corso di molti e molti decenni fors’anche di un secolo e più ancora. Vedremo in seguito che queste variazioni ci vengono confermate dalle grandi oscillazioni dei ghiacciai alpini. Basti per ora ricordare che questi ebbero sempre nel complesso dalla seconda metà del XVI secolo alla metà del XIX, uno sviluppo piuttosto grande, anzi fra i maggiori della storia, mentre d’altra parte molti fatti ci dicono che essi risultarono invece molto ridotti nei secoli precedenti.
Anche il Kinzl (op. cit.) descrive i resti di molti antichissimi canali di irrigazione per il vicino Vallese. Detto studioso perviene alla conclusione, contrariamente a quanto ritengono le popolazioni locali, che i canali fu-