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quattro mesi, quando una nuova interpretazione ben diversa dalla prima, pioveva a suo danno dalle alte sfere della Commissione Consultiva sui cumuli degli impieghi. Invitato a scegliere fra la Cattedra e la Biblioteca, dava a questa la preferenza per avere miglior agio di attendere ai suoi studj, e nel 18 Aprile cessava definitivamente dall’ufficio di Professore. Rinunciata la cattedra e privato per conseguenza dello stipendio, venne nominato Professore onorario. Tuttavia continuò nell’insegnamento finchè glielo consentirono le forze logore ed affralite. Dopo un servigio di 33 anni egli credeva d’aver diritto alla pensione di Professore, ma non potè ottenerla. Poscia gli venne intimato di restituire gli emolumenti indebitamente percepiti nei primi quattro mesi del 1863, e tra per la crudezza di quel frasario burocratico, tra perchè sapeva d’aver continuato nell’Ufficio di Cattedrante in perfetto accordo col Ministero, si credè di essere trattato con modi d’abjetto sfregio, d’ignobile vilipendio, e ne sentì sino al fondo dell’anima amarezza e cordoglio. Del resto fu per lui di gran ventura l’aver preferito l’ufficio di Bibliotecario a quello di Professore. I tempi cominciavano a volger foschi e procellosi per le Facoltà Teologiche, e prima di tante altre, quella di Modena doveva essere travolta dall’impeto della bufera. Se il Cavedoni avesse conservato la carica di Professore, a breve andare, doveva anch’egli esser gittato sul lastrico cogli altri Cattedratici condannati a durissima sorte. Infatti il Ministero della Pubblica Istruzione, pigliando pretesto da un decreto del Dittatore Farini in data 21 Ottobre 1859 sull’ordinamento dell’Istruzione pubblica nella nostra città, e torcendo in un senso tutto diverso da quello che aveva, una disposizione relativa alla Facoltà Teologica, con un suo dispaccio del Luglio 1863 la distrusse, e non solo tolse lo stipendio ai Professori della Facolta stessa invitandoli a far valere i diritti alla pensione, ma dichiarò che nel liquidarla si sarebbe tenuto conto delle somme da essi riscosse sulla Cassa dell’Erario, per tutto il periodo di tempo successivo alla promulgazione del Decreto Fariniano.

Qualche periodico Italiano ha affermato che il Governo del Regno in omaggio alla scienza dispensasse il Cavedoni dall’obbligo del giuramento imposto a tutti gl’impiegati, imitando così iglo-