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TERZO. | 49 |
XLVII.
Fuggasi pur da voi dunque il festino,
Che di Broccardo è troppo grande amico,
E spesso in capo altrui fa per destino
Nascer dilemmi al sol gustar d’un fico;
Perchè greco non parlo nè latino,
Argomenti cornuti esser vi dico;
Riducendosi il ballo in conclusione
Al salto della capra, e del montone.
XLVIII.
Vedove derelitte, e abbandonate,
Prive di grati amplessi, e dolci tatti,
Che essendo sole in casa non trovate
Per i vostri bisogni un che vi gratti,
Sulle finestre omai più non vi fate
Veder lisciar con man la coda ai gatti;
Perchè la vostra vedovil pazienza
Val per un palmo, e più di penitenza.
XLIX.
Fanciulle, che vagando andar solete
Con uomini e con donne in carovana,
Ricordo a voi che un bel visetto avete,
Che prossima materia è di Puttana;
Leggete Salomone, e troverete
Per alia verba tal dottrina sana:
Che se ingrossate nell’adolescenza
Da vecchie arrufferete la coscienza.