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48 | CANTO |
XLIV.
A voi rivolgo adesso i miei sermoni,
Dame gentili, e mie Signore care;
Spendete il tempo in van in balli, e suoni,
Nè in vagheggiar siete con gl’occhi avare;
Se vengon Cavalieri a voi con doni,
Fate di voi un mal concetto fare;
Vi compiacete in ogni usanza, e moda,
E sin dietro di seta aver la coda.
XLV.
Tra ricche vesti, e spoglie assai pompose
Siete di vanità vero trofeo,
Sviscerate conchiglie in sen vi pose
Tutto l’Indico Mare, e l’Eritrèo;
Per farvi poi con gemme più preziose
Povero è divenuto anche Imeneo:
Così la porta a tutto il lusso s’apre,
Che sino al pel vi trasformate in capre.
XLVI.
Voi, maritate, con sì gran licenza
Siete padrone a piede, ed a cavallo,
Che spesso il ventre aggrava la coscienza,
E in fare a modo vostro avete il callo:
Bisogna che il Marito abbia pazienza,
E lasci andarvi ad ogni festa, e ballo;
Dove facendo salti da Demonio
Spesso rompete il collo al Matrimonio.