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46 CANTO


XXXVIII.


Al chiacchierar so ben, che per natura
     Voi altre donnicciuole il genio inclina,
     Male avvezzar le figlie, e con gran cura
     Tutti i fatti saper della vicina;
     Sia poi di giorno chiaro, o notte oscura,
     Solete pur la sera, o la mattina
     Spesso con l’ago in man sopra una veste
     Far punto fermo il giorno delle Feste.

XXXIX.


L’andar vestite poi pomposamente
     Al pari delle nobili Signore,
     È fumo d’ambizion, che fa sovente
     Acciecare nel letto anche l’onore:
     Più che di gola il vizio in voi si sente
     Quel della carne; ed in alcune il cuore
     Spesso ai digiuni povertà dispone,
     Ma tutte al mormorar, l’inclinazione.

XL.


Stare talvolta ad osservar chi passa
     Alla finestra oziose, e sfaccendate,
     Or con voce, che i termini trapassa,
     Con il marito far delle gridate;
     Di furti ad esso fatti empir la cassa,
     E mostrarsi con quel sempre ostinate;
     Son vizi di voi Donne alla sembianza,
     Belle bensì, ma piene d’arroganza.