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TERZO. | 45 |
XXXV.
O voi, che troppo rigidi, e severi
Opprimete la plebe, ed i più bassi,
Perchè Nobili siete, e Cavalieri,
Benchè peccato sia, pur vi si passi;
Ma quando poi si fan gli alti Misteri
Di Dio, il convertir le Chiese in chiassi,
Come vizio da nobili, e padroni,
In Cocito più grossi avrà i tizzoni.
XXXVI.
Voi peggio che gli eretici portate
Alla Chiesa di Dio poco rispetto;
Quì degli idoli vostri contemplate
Gli occhi, la bocca, il crin, la fronte, il petto;
Questi del vostro senso oggetti fate
Con discorsi lascivi, e con diletto;
E il luogo destinato alle orazioni
Un ridotto lo fate di stalloni.
XXXVII.
E voi ancor, quando alla Messa andate,
Donne, voglio scoprir vostri difetti;
Piene di vanità ve la passate
Con le altre donne in ciarle, e discorsetti;
Di ritornare a casa vi scordate,
Benchè sia tardi, e che il marito aspetti;
E se il brodo va fuor della pignatta
Ne incolpate la serva, o pur la gatta.