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42 CANTO


XXVI.


Venuta che fu l’ora il dì seguente,
     In piazza se ne va questo briccone,
     Ripiena già di curiosa gente,
     Che a veder quella Penna si dispone;
     Quindi tutti esortò con finta mente
     A prender San Michele in devozione;
     E dando maggior voce, e maggior fiato
     Fece inchinare il popol radunato.

XXVII.


Ma dopo aver lo scatolone aperto,
     Vede, e il come non sa, d’esser tradito,
     Mezzo confuso, e nei sospetti incerto,
     Si conturbò, ma non restò smarrito;
     Anzi d’ingegno in furberia esperto
     Trovò nuova invenzion quest’uom scaltrito,
     Che star poteva ai colpi di martello,
     E nella calca mai perse il cervello.

XXVIII.


Dopo che egli si fu stupito alquanto,
     Così esclamò, con gli occhi al Cielo alzati:
     O glorioso, e benedetto Santo,
     Che il primo siei fra i Martiri Beati!
     Dunque nel Cielo tanta gloria, e tanto
     Onor oggi per te son riserbati?
     Sì, sì, che tocca a te col tuo favore
     L’esser di questa Terra il Protettore,