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40 | CANTO |
XX.
Un bel caso che in mente or mi sovviene,
Voglio narrarvi, e sia per digressione,
Che al proposito nostro appunto viene
Col fare a voi sentire un invenzione
D’un ciarlatano che spacciava bene
Con molte ciarle di sua professione
Olio, polvere, unguento, ed orvietano,
Ch’ammazza infermi, e stroppia ognun ch’è sano.
XXI.
Ora costui che di gabbare il mondo
L’arte più fina già imparato avea,
Dove trovava il popol grosso e tondo,
Di sue frodi servirsi egli solea;
Con faccia tosta un giorno assai giocondo
In una terra disse che volea
Al popolo minchion, più che fedele,
Una Penna mostrar di S. Michele.
XXII.
Questa, disse, l’ottenni in Calicutte
Dal padre confessor di Giosaffatte,
A cui donata fu dal Re Margutte
Quando fece l’impresa delle gatte:
Posson vederla le persone tutte,
Che con la confession han sodisfatte
Le lor coscienze; e chi sarà in peccato
Perder gli fa con ambi gli occhi il fiato.