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PRIMO. | 5 |
XI.
La superbia, l’invidia e detrazioni,
La crapula, gli stupri, e gli adulteri,
L’usure, le vendette sono azioni
Da Nobili par loro, e Cavalieri;
Contro natura poi l’inclinazioni
Stiman vizzj galanti, e assai leggieri;
E che tra i predicabili peccati
Sia questa proprietà di Preti, e Frati.
XII.
Distinguono il peccato in loro essenza
Tra rustico, plebeo, e cittadino;
Chiaman tra loro casi di coscienza
Solo chi ruba un porco, o un asinino:
E lo stracciar talora la pazienza
Vizio da mulattiere, o vetturino:
Tra’ peccati però non trovan loco
Al più grosso tra lor, ch’è il creder poco.
XIII.
Vanno a sentir la Messa, e i Vespri in Chiesa
Con la mente dal Ciel sempre divisa,
Poco devota, e solamente accesa
D’amor lascivo, e tra le ciarle, e risa;
Rimirando or la Nina, ed or la Besa,
Or la Bita, or la Checca, ed or la Lisa:
Voltan mentre si canta Eleisonne
Le spalle a Dio per vagheggiar le Donne.