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122 | RITRATTAZIONE |
XX.
Qual custode latrante, che nell’orto
Mangiar non lancia l’erbe, ch’ei non vuole
Così colui che ala virtù già morto
Sol per il vizio esser vivente suole |
Della natura mostruoso aborto,
Gode del mal’altrui, del ben si duole;
Poichè in tal’uomo di malizia pieno
Il senso pose alla ragione il fieno.
XXI.
Or quel che io scrissi, fu dagli altri detto,
E dalla bocca loro in parte udito
Da me già fu, e in parte a me ridetto
Da chi mostrar solea i falli a dito;
Tutto alla verità però rimetto,
Se un fatto fosse poi troppo abbellito
Con qualche falsità, che adombra il vero
A chi suole spacciar per bianco il nero.
XXII.
Ma perchè gli Ecclesiastici trattai
Con poco onore ne giocosi Canti,
Ora confesso che cantando errai
Nell’onte fatte a religiosi manti:
Se del rispetto i termini passai
Gli prego a perdonarmi per quei Santi,
Che furo in Terra Patriarchi loro
Della Chiesa di Dio sommo decoro.