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SESTO. 113


XXXVIII.


Il far del dir fu sempre il fondamento,
     Cosa detta non è che non sia fatta,
     Del Poeta la lingua è uno strumento,
     Che qual pennello di color s’imbratta;
     E qual pittore a disegnare intento,
     Ciò che ode, e vede, con figura tratta;
     La tela colorita ognun che vede,
     Immagine del vero esser la crede.

XXXIX.


Ho detto male, è ver, di chi l’ha fatto,
     Ma doppio mal fece chi il fece, e il disse;
     Chi i propri errori palesò fu matto;
     Pazzo chi lo permise, e chi lo scrisse;
     Mal si riduce una potenza all’atto
     Per chi buon fine avanti non prescrisse:
     Ma per Macchiavellistica dottrina,
     Chi mal fa dica ben, che l’indovina.

XL.


Il vero scrissi appunto, e solo in parte
     Innestar vi volgi io qualche fioretto,
     Che dei Pittori, e de’ poeti è l’arte,
     Il fingere oltre il vero ogni soggetto:
     Quindi la verità ben si comparte
     Fra le bugie con lepido concetto:
     Contrario appresso il suo contrario rende
     Quello più chiaro, e fa che più risplende.