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108 CANTO


XXIII.


Ma de’ peccati già da voi commessi,
     Per la mia parte assicurar vi posso
     Essere stati a voi tutti rimessi;
     Ed io son quel che me li presi addosso,
     Sopra le spalle mie; acciò che di essi
     Non dubitiate averne a roder l’osso,
     E qual bestia da soma, e da vettura
     Gli porterò fino alla sepoltura.

XXIV.


Così tutti contriti, e ben disposti,
     Finalmente vi voglio benedire:
     Il Santo Legno adunque a voi s’accosti,
     Mentre con esso in man comincio a dire;
     Ch’egli vi scampi da far conto d’osti,
     Da vetturini, e lor creanze, ed ire,
     Da parola di sbirro, e mala femmina,
     Da chi riporta, e che zizzanie semina.

XXV.


Io prego ancora il Ciel, che in ogni loco
     Vi liberi dall’acqua che vi anneghi,
     Di Sant’Antonio dall’ardente fuoco,
     Dalla mano di sbirro, che vi leghi,
     Da fare in corda con le braccia il gioco,
     Da crudo ferro, che a voi il collo seghi,
     Da quel che fu di Romolo germano;
     E dal telaio di Mastro Bastiano.