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QUINTO. 91


XXVI.


Così l’Apostolato allor si espresse
     In un Collegio di più colpe reo;
     E non vi fu chi miglior cera avesse
     D’Apostolo portando il suo trofeo,
     Che la persona di colui che elesse
     La figura mostrar di S, Matteo:
     E il popolo minchione offriva a quello
     L’ammirazione in voto, ed il cervello.

XXVII.


Tosto che il Missionario predicante
     Dentro la Chiesa vide entrar costoro,
     Si voltò verso lor tutto zelante,
     E disse: o degno, e religioso coro,
     Che siei cosi devoto nel sembiante,
     Ma troppo attendi ad ammassar dell’oro!
     Bisogna chi del Cielo i Santi imita
     Il secolo lasciare, e mutar vita.

XXVIII.


Entrar vi vedo in questa sacra soglia
     Di devozion ripieni e duolo esterno;
     Ma poi non so se sotto ovina spoglia
     Vi sia un lupo, o spirito d’Averno;
     E piaccia a Dio, che poi cangiando voglia,
     Quel che con croce in man oggi discerno,
     Diman visto non sia, voltata faccia,
     Con l’archibuso in mano andare a caccia.