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QUINTO. 85


VIII.


Giove, siccome ho letto, si diè vanto
     Di far l’uomo di stucco,; indi propose
     Formar la donna di cicale al canto;
     Fece il bel tempo, e questo ai preti espose;
     Scarso tagliò della pazienza il manto,
     Che sulle spalle poi dei Frati pose;
     Fece pien di creanza il Cortigiano;
     E senza discrizion fece il villano,

IX.


Ma io dirò di più senza coscienza,
     E di natura che nel male inclina,
     Ladron in atto, eretico in potenza
     Macchinatore dell’altrui rovina;
     Dietro al somaro poi senza pazienza,
     Uomo da bosco, uccello di rapina;
     Serpente antico di malizia tanta
     Che scacciar non si può con l’Acqua Santa.

X.


Oh contadini di bestial natura,
     Oh rustica progenie maledetta,
     Che la cotica avete così dura,
     Che non la passerebbe una saetta;
     Il vizio vi accompagna in sepoltura,
     Nè mai avete la coscienza netta,
     Col callo ai piedi, e mani pur callose,
     Con unghie adunche si, ma non pelose.