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QUARTO. | 77 |
XLIV.
Non si trova, Signore, un furbo eguale
A me, diceva un altro, o mal Cristiano;
Io molto tempo ho già venduto il sale,
Mestiere proprio da Giudeo marrano;
Le libbre ed once ho dispensate male
Gabbando il Cittadino, ed il villano;
Finalmente quest’arte abbandonai,
E senza sale in zucca mi trovai.
XLV.
So bene, che a ragion voi mi terrete
Di cervello balzano, e stravagante,
Perchè mostrai da Teatino Prete
Nell’incostanza solo esser costante:
Oh che pazzo, oh che pazzo! ancor direte,
Nel vedermi voltar il passo errante;
E coi Monaci bianchi in altro calle
Camminar colla trippa sulle spalle.
XLVI.
Altri diceva poi, per i misfatti
Già commessi da me, l’ira celeste
Armò di denti i lupi, e d’unghie i gatti,
Gli orsi, le tigri, e ci mandò la peste;
Son dalla fame gl’Uomini disfatti,
Cancheri, guerre, fulmini, e tempeste;
Perchè in lisciar la coda a Satanasso
Mandai più donne ad abitare in chiasso.