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QUARTO. 71


XXVI.


Allor tra quella gente radunata,
     Siccome appunto gli augelletti fanno,
     Quando che se ne allieva una nidiata,
     Che tutti a gara a bocca aperta stanno,
     E che pronti a ricever l’imbeccata
     In uno stecco, aspettan con affanno;
     Alzano il capo, e gridan pio pio;
     Rimbombò per la Chiesa un io, io.

XXVII.


Orsù, fratelli miei, diss’egli allora,
     Preghiamo dunque la Bontà Divina,
     Che ci perdoni; ed io, e voi ancora
     Facciamo assiem la santa Disciplina;
     Il suo corpaccio ognun senza dimora
     Alla frusta condanni, e alla berlina;
     Quindi intonato avendo il Miserere
     Si battevano tutti a più potere.

XXVIII.


In pulpito egli pur con un flagello,
     Che di lastre di ferro era formato,
     Faceva colassù sì gran bordello,
     Che pareva un Demonio scatenato;
     Ma chi non lo stimò per un baccello
     Giudicò che di legno fosse armato;
     O di cartone, o d’altra cosa dura,
     Come sarebbe il giaco, o l’armatura.