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cogliendo monete e documenti sulle antiche zecche Italiane, onde arricchirne il Gabinetto Imperiale di Vienna, chiedeva informazioni ai Doria sulle loro. Il 14 giugno di quell’anno gli era spedita una relazione sulle Zecche della famiglia, della quale conservasi copia nell’Archivio del Signor Principe Doria Pamphili, che io riporto fra i documenti (V. docum. V). Da essa rilevasi, che nel 1606 venne coniata nella Zecca di Loano, già aperta, una partita di 16197 Soldini da Filippo Isolabuona, Zecchiere del Principe, coll’argento consegnatogli alla bontà di 12 e da lui ridotto ad 11 e 10, e reca in prova il libro lungo dei conti del 1605, carte 121. Non ci dice però quale impronta portassero tali Soldini, nè alcuno potei rinvenirne.

Tale Zecca durò sino al 1640, alla qual epoca la Principessa Donna Polissena Doria-Landi, reggente lo Stato per il figlio ancor minorenne, ne sospese i lavori, come dimostra un ordine a nome di lei spedito da Cesare Pansa a Ventrino Massa, Commissario di Loano, del quale è memoria nell’Archivio della Famiglia.

Nel 1664 venne riaperta, ed il 27 marzo di quell’anno Giorgio Bollero, procuratore della Principessa Donna Violante Lomellini-Doria, la dava in afflitto ad Onorato Bleuet di Nizza per anni 4, mercè l’annua pigione di pezzi 1000 da 8 reali, e col patto fra gli altri di fabbricare Doppie del peso e bontà di quelle di Milano, e Scudi d’argento del peso e bontà di quelli di Genova (V. docum. VI).