Pagina:Monete inedite dell'Italia antica.djvu/27

20

no, come piacque supporre al ch. Millingen seguendo l’opinione del Carelli (Considér. p. 142); ma non appartengono ad una città posta tra Cales e Casino menzionata da Silio Italico (B. Pun. l. VIII, v. 537; l. XII, v. 525), secondo la conghiettura del ch. Cavedoni (Spic. Num. p. 14), poiché lo stile ed i tipi sono assolutamente cumani. Quella glossa di Esichio: ΑΛΙΒΑΣ ὅρος παρὰ Σοφοκλεῖ• ἤ πόλις• οἱ δὲ λίμνη ἐν Ἰταλίᾳ καὶ ἐν Τροία, richiamata per la prima volta dal medesimo Cavedoni, deve riferirsi ad un luogo presso Cuma, famoso per le necìe e pe’ miti infernali, in una regione tutta sacra a Plutone; nella quale il nome del fiume ποταμὸς, o della palude λίμνη, venne dall’Asia, forse con gli altri miti eolici, che poi con religiosa venerazione passarono in queste nostre contrade.

Or ΑΛΙΒΑΣ è spiegato da Suida, dagli antichi scoliasti di Omero e da Eustazio: ὁ νεκρὸς, ὴ ποταμὸς ἐν Ἄδου (ad Odyss. XI, p. 1679, v. 32); per cui da Luciano fu detto: φυλῆς Ἀλιβαντίδος (Necyom. c. 20), in riguardo a quel fiume dell’inferno. È quindi da credersi con l’antico scoliaste, che una città πόλις fuvvi per avventura in que’ luoghi, la quale o preso nome dal lago, o perchè nella regione delle ombre e de’ morti νεχρὸς, fu appellata ΑΛΛΙΒΑΣ. Ovvero che queste monetine, di un’epoca assai più recente delle cumane, portando il nome degli abitatori di quella regione, che furono i Cumani stessi, a Cuma si appartengano.

Ma ritornando ad Allife, una delle più cospicue città del Sannio, troviamo che quando per la legge Julia furon dichiarati cittadini romani i Lucani ed i Sanniti, Allife divenne municipio (cicero, Pro Planc. c. 9); ed all’epoca de’ Triumviri i suoi campi furono assegnati ad una colonia militare (frontin., De Colon. p. 103): si vegga su di ciò il ch. Corcia (Stor. delle due Sicil. tom. I, p. 316).

Un’altra moneta sannitica di bronzo unica del pari ed inedita è nel Museo Santangelo, la quale ha nel dritto la t. di Pallade galeata simigliante a quelle di Aquino, Caleno, Sessa, o Tiano; nel rovescio un gallo e l’epigrafe TELEIS ret.,