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VENUSIA in APULIA.
1. VE (mon.). T. di Bacco a d. coronata d’edera e di corimbi.
Rov. N. I. Bacco seduto su d’una base in dove è scolpita una stella, avendo nella s. il tirso e nella d. un grappolo d’uva, br. 9, tav. I, n. 5.
2. VE (mon.). Luna crescente.
Rov. Lo stesso tipo ed un globetto, br. 4, tav. I, n. 6.
3. VE (mon.). T. velata a s. con diadema e pendenti, dietro tre globetti.
Rov. Tre lune crescenti e tre stelle, br. 6, tav. I, n. 7. Sotto i segni di un altro conio.
4. VE (mon.). N. II. Busto di Ercole a d., avendo coperto il capo dalla pelle del leone; con la d. sostiene sulla spalla la clava.
Rov. C A Q. Due cavalieri astati e con pileo in corsa a d., br. 10, tav. I, n. 8.
Preziosi monumenti posseduti dal ch. Principe di S. Giorgio Spinelli, che avendo generosamente fatto palese i tesori del suo ricco medagliere, ha costretti ad una doverosa gratitudine gli amatori ed i cultori di questa scienza.
È prima in questa serie, per esser la più antica fra le altre, l’oncia col tipo delle lune crescenti, moneta rarissima di cui non so se altrove n’esista alcun esemplare, e da cui fu copiato il disegno ch’è nelle inedite tavole del Carelli. Si conferma per essa l’attribuzione a Venusia di quelle anepigrafi co’ medesimi tipi e della stessa fabbrica, siccome aveva io già sospettato (Osservazioni p. 12), prima che questo importante monumento avesse svelata la patria di quelle incerte monete.
Qual significato si avessero le lune, non è stato per quanto io sappia fin qui detto da altri, sebben chiarissima emerga la loro allusione al nome Venusia, per riferirsi alla Venere celeste, Diana o Venus caelestis, che i Greci cognominarono Οὐρανία, per distinguerla dall’altra Πάνδημος, la