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a Vienna, che ne informasse l’imperatore. L’affare fu sopito col ritiro delle monete, le quali perciò sono assai rare1. Da più segni rilevasi la falsità del conio, e specialmente dall’attributo di Principe che si dà ad Alberico, che sino dall’anno precedente era insignito della dignità ducale, e Dux vien detto nelle monete stampate in Massa nel 1664. Delle false battute in Tassarolo una ne possedeva il Viani, e la pubblicò nella tavola XII, num. 5 dell’opera citata. Giusta quello ch’ei riferisce, avea il peso di denaro 1 e grani 20 di Firenze, ed offriva nel diritto l’immagine del Duca col’iscrizione alberic . ii . s . r . i . massæ . pri., e sotto il busto il numero 8 ad esprimere la quantità dei bolognini. Nel rovescio lo scudetto coll’arma dei Cybo, ed il motto libertas e l’epigrafe cvstodiat . dominvs 1665.
Delle monete di Tassarolo molte vengono ricordate dalle gride del tempo. Quella della Repubblica di Genova dell’8 giugno 1602, mentre nota le monete di Loano del Principe Doria tace di quelle di Tassarolo, segno evidente che non erano a quel tempo in corso. È del 1619 che veggonsi per la prima volta nominate, e precisamente nelle gride del 24 settembre 1619 colla quale viene permesso alla città e luoghi di Savona, Varazze, Chiavari, Rapallo e Recco di spendere le monete di biglione forestiere proibite col decreto del 9 luglio dell’anno stesso, ed annoveransi tra esse i pezzi da soldi tredici e quattro
- ↑ Né diversa è la causa della rarità della massima parte delle monete battute nei feudi imperiali, e specialmente dei luigini. Allorché essi per unanime consenso dei varii principi furono proibiti, vennero minacciate pene assai gravi ai detentori, e questi affrettaronsi a distruggerli, e pochissimi scamparono a tal sorte.