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cando la generosità degli avi, muovessero i nipoti ad imitarli1.

Io ricorderò i tratti di maggiore larghezza, che a sif-

  1. Mi ritornano assai dolci alla mente le belle ed eloquenti parole, con cui l’esimio P. Vincenzo Marchese inaugurando i lavori della Società ligure di Storia patria il 21 febbraio 1858, esortava i socii a tessere una storia degl’istituti genovesi di beneficenza e qui le riporto: «Non posso in conto alcuno tacere di quella che a mio avviso è la bellissima tra le glorie genovesi, vuo’ dire la storia degl’istituti di pubblica beneficenza. Conciossiachè la lode, che ci proviene dalle audaci imprese delle armi, dai difficili e arrischiati viaggi, dalle industrie, dalle lettere, dalle arti, non regge in conto alcuno al paragone con quella che deriva dalla squisita bontà del cuore; perché le vittorie costano ai popoli lagrime e sangue, e ai traffici e alle industrie si tramischia troppo sovente la frode e l’inganno, e le arti e le lettere sono assai volte dalla ambizione guaste e contaminate, ma pura, santa e pienissima è la gloria, che a noi viene dal benefizio. Negli altri vanti potrete facilmente essere superati da altri popoli o più prodi, o più ingegnosi, o più felici; nel vanto della carità, oso dirlo, da niuno. E qui mi gode l’animo a pensare come riandando le innumerevoli opere di beneficenza, che la pietà dei nostri padri produssero nel giro di tanti secoli vi sentirete ognora più invitati a venerare e ad amare una religione, che ha asciugate tante lagrime, leniti tanti dolori, posti i semi di tante virtù, e che non mai stanca dal beneficare è ogni giorno sul pensare a nuovi trovati, che ristorino i sempre nuovi dolori della travagliata umanità. Dateci adunque una storia della beneficenza genovese, la quale faccia fede, che se i padri nostri furono gloriosi, potenti e temuti, furono in pari tempo singolarmente buoni; il che stimiamo assai più dello aver messa in fondo Pisa, emulata Venezia, rialzato l’impero dei greci, e tratti prigioni il re di Cipro e quello di Aragona ». (Vedi Atti della Società ligure di Storia Patria, vol. I, pag. LIV).