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Visse assai ritirato, nè cercò pubblici uffizi. Per il vantaggio della patria tenne breve tempo la carica di Decurione di Genova, e per tutelarne gl’interessi ebbe a sostenere una viva ed inutile lotta col Regio Commissario del Governo.

Quando nel 1821 ogni cuore italiano erasi desto per desiderio di libertà, egli ch’era conosciuto per altezza di mente e generosità di animo fu scelto Vice-Presidente della Giunta provvisoria di Governo stabilita in Torino; ma poco dopo disingannato faceva ritorno in patria, ove l’attendeva un’amarissima disgrazia. La sua amatissima consorte, la signora Maria Giulia Spinola lo lasciava vedovo per la seconda volta nel febbraio 1822. Da lei ebbe tre figli. Cristoforo, Massimiliano, Bendinelli, e tre figlie Enrichetta maritata in Lorenzo Damaso Pareto, Anna in Cristoforo Raimondo Spinola, e Maria in Luigi Burlando.

Nelle faccende politiche del 1833 caduto in sospetto ai Governanti, venne chiuso per sei mesi nella fortezza di Alessandria.

Dal 1834 al 1851 attese con tutto l’animo agli studi entomologici interrotti per qualche tempo, e pubblicò molti applauditi lavori. Assistette ai congressi scientifici di Firenze e di Padova, ed a quello di Genova del 1846, ma indebolitosegli l’udito, non potè prendere a quest’ultimo quella parte che avrebbe bramato.

Dal Ministero Balbo-Pareto fu proclamato Senatore del Regno nel 1848, ma la salute non gli permise di presentarsi al parlamento, sebbene il governo costituzionale fosse da lui prediletto, e propugnasse con calore i principii di Beniamino Constant, di Sismondi, di Royer Collard, e di Guizot.