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splende una grande avversione per gli Spagnuoli, che in quel tempo volevano ad ogni costo dominar l’Italia.

Libro politico, e di qualche importanza è quello di Luigi o Ludovico Spinola De reipublicae institutione ad Andream Auriam, cui dimostra a quali vie debba attenersi per conservare e raffermare la repubblica. È inedito, ed il P. Spotorno lo credeva perduto; io lo rinvenni nella Biblioteca della R. Università.

Legisti molti trovo tra gli Spinola. Di Angelo vi sono allegazioni impresse nel 1699 e 1704; ed allegazioni e pareri e decisioni di Antonio Filippo, di Barnaba, di Paolo Battista, di Francesco, di Girolamo, di Gian Benedetto di Gian Francesco, d’Ignazio, di Giuseppe, di Lazzaro, e di altri. Battista fu tra i dodici che nel 1528 le leggi della Repubblica riformarono. Felice raccolse ed ordinò in un volume le Leggi delle compere di S. Giorgio, che vider la luce in Genova più volte.

Scrittori di materie attinenti al Diritto canonico sono: Pietro che pubblicò in Genova nel 1699 un libro De capacitate episcopi regularis; Agostino che stampò un Monitum pastorale ad alumnos Seminarii, Milano 1740; e Constitutiones pro Seminario episcopali Mediolani, 1738. Molti arcivescovi e vescovi di questa famiglia lasciarono altresì gli atti dei Sinodi da loro tenuti, alcuni dei quali videro la luce, ed altri serbansi manoscritti nelle Biblioteche, come indicai nel precedente capitolo.

Quello Stefano, che rammentai qual vescovo di Savona, uscito dalla religione somasca, fu uomo di profondi studi, e dedito specialmente alla speculazione filosofica. Le opere, che di lui ci rimangono, mostrano ch’egli aveva grand’acume di mente, e non comune erudizione. Ne ricordo i titoli,