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quando amici ad eos et agros suos accedebant, ut semper accepi a patribus nostris, mos genuensibus fuisse, sicut nunc est, ut amici propinquique hinc inde ad alterius domos in perhumanis congressionibus, conviviisque amicabiliter accedebant, et accedunt, ibique blandiendo in conviviis dicebant deprome de hac vel altera segete vini, quod vulgari nostro idiomate dicebant Spinola quella botte ex hac enim consuetudine dicunt, et communis opinio apud omnes hucusque perseveravit familiam ipsam hortum habuisse». Sin qui il Cibo-Recco, che come il lettore ha visto con semplicità storica ammirabile, e senza studio di parte, tutte raccoglie le tradizioni, che ai suoi tempi conservavansi sull’origine di sì nobile famiglia. E a me non pare, ch’egli male si apponga nella maggior parte delle sue asserzioni, convenendo esse coi documenti, che tuttavia ci rimangono. Il quadro, ch’egli ci offre senza potersi dire in ogni sua parte perfetto, molto ha di vero, non poco di verosimile, misto a qualche inesattezza, e confusione, perdonabile in chi raccoglieva tradizioni di fatti compiutisi, almeno cinque secoli prima. L’atto di Teodolfo, ch’ei rammenta esiste tuttavia, ed io non istimo inutile il riportarlo fra i documenti (V. Documento I) perchè qualche luce può recare al soggetto.

Che le diverse diramazioni dei Visconti poi facessero capo ad un solo stipite, e che gli svariati cognomi dati sul principio agl’individui, per distinguer l’un dall’altro, passassero poi per progresso di civiltà alle lor discendenze, è fatto che di giorno in giorno acquista maggiore evidenza.

Il mio dotto amico l’Avv. Cornelio Desimone tentò pel