Io non risparmiai cure, nè diligenza, perchè il lavoro riuscisse meno imperfetto, che per me si potesse. Assai pochi egli è vero sono i documenti, che dan conto delle monete coniate nelle diverse Zecche, ed in quelle specialmente di Tassarolo, e di Arquata, nè ciò per freddezza nel ricercarli, nè per avarizia dei possessori1; ma perchè le vicende, e gl’incendi, che nei secoli scorsi involarono alla Liguria molte preziose carte storiche, dispersero anche siffatti desiderati monumenti delle Zecche di questa nobile famiglia. Alla scarsezza dei documenti è forse compenso la molteplicità delle monete che il volume descrive, non poche delle quali inedite. Io non avrei di certo potuto radunarne un sì buon numero senza la gentile cooperazione di molti illustri Numismatici italiani e stranieri che mi furono larghi dei disegni, e dei calchi delle varietà da lor possedute. Citerò tra i primi i miei onorevoli amici Avv. Gaetano Avignone, e Luigi Franchini di Genova, il Nestore de’ Numismatici italiani il Cav. Domenico Promis Bibliotecario di S. M. in Torino; il Cav. Biondelli Direttore del Museo Numismatico di Brera, ed il Conte Carlo Taverna di Milano; il Conte Pallastrelli di Piacenza, i Sigg. Vincenzo Lazzari e Carlo Kunz di Venezia.
- ↑ Sono anzi assai obbligato ai Sigg. Marchesi Cristoforo, Massimiliano, e Bendinelli Spinola di Tassarolo, ed Antonio Maria Vincenzo, e Francesco Spinola di Arquata per le molte gentilezze usatemi.