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più si riedifichi, con obbligazione, che le Comunità di Tortona e di Genova debbano nel termine di quattro mesi sborsare ai soldati del detto castello trecento lire pavesi per il tasso della restituzione di quel castello, e delle case loro; che le predette città di Genova e Tortona non debbano per cinque anni ingerirsi in alcuna cosa, che spetti alla terra e giurisdizione di Arquata; che nel fine dei cinque anni possano due giuristi, uno a nome dei Genovesi, e l’altro per i Tortonesi, decidere nel termine di quattro anni tutte le differenze di questi popoli per il possesso di Arquata. Che quella città, che ragionevolmente dovrà possedere Arquata, debba pagare all’altra cento cinquanta lire pavesi; che niun cittadino di Tortona e di Genova debba far passaggio per Arquata, prima che ogni differenza sia appianata ».
Nel 1243 i Tortonesi riconquistavano quel castello, e nel 1278 lo davano in feudo alla famiglia Guidobono, e nel secolo seguente agli Spinola, ai quali ne confermavano il possesso con altri luoghi l’Imperatore Enrico VII, ed i successori, come dicemmo. Nei secoli XV e XVI il feudo di Arquata era perciò diviso tra varii condomini, tutti del casato Spinola, i quali insieme riuniti delegavano uno tra loro ad esercitarvi il potere supremo. Così nel 1486 il Magnifico Signore Giovanni Spinola dettava lo Statuto per quella terra, e qualificavasi Arquatae Condominus et nunc Dominus electus constitutus, et deputatus per condominos Arquatae1. Nel corso del secolo XVII mancati molti dei
- ↑ Tale statuto fu stampato nel secolo XVII, e rivide la luce in Novi nel 1856 per cura del Sac. D. Gian Francesco Capurro nelle Memorie e Documenti per servire alla Storia di Novi e Provincia.