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nuta quindi del commercio dei luigini, altre ragioni d’interesse, e la morte del Marchese Napoleone facevano sospenderne l’esercizio.
Il Marchese Carlo nipote di lui, perché figlio di Stefano riapriva nel 1699 la zecca, e varie monete coll’immagine di lui io descriverò qui appresso. Per ora mi basta avvertire che nel Libro Maestro della casa Spinola di Ronco del 1691 al 1717, pag. 17 leggesi:
« A 20 giugno 1699 in carlini 426 ricevuti dei zecchieri della zecca di Ronco a L. 7, 1 2 — uno in cassa L. 3237 — 12.
» A 10 ottobre 1699 in carlini 173 ricevuti dai zecchieri della zecca di Ronco a L. 7, 12 — L. 1314. 16 — ».
Le monete di Ronco sono assai più rare di quelle di Tassarolo, e non veggonsi ricordate nelle antiche gride. Pochissime furono descritte dai recenti numismatici. Il Zanetti non fe’ cenno di questa zecca, nella sua preziosa raccolta, e neppure nei Manoscritti inediti, che serbansi nel R. Gabinetto numismatico di Brera.
Al già lodato Giorgio Viani, che nell’illustrazione delle zecche d’Italia superò i predecessori, e raccolse molte peregrine notizie, appena due sole monete furon note delle tante battute in Ronco. Io sebbene non isperi di dare il tipo di tutte quelle che furon coniate, pure buon numero ne recherò, giovandomi ad illustrarle delle notizie che ho premesse.