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suo proprio cechiero poteva sapere la robba che Giacomino haveva già alcuni giorni comprato da lui per dar principio all’opra. Onde credo che S. A. si rissolverà di non molestarla, se bene io non me ne posso assicurare per la facilità con che concede lettere a chi gliele dimanda, stimando poco le negative nelle raccomandationi de sogetti particolari. Gratie etc.
- Di Turino li 2 gennaio 1603 more veneto
- 4 more communi
- Di Vostra Serenità
- Di Turino li 2 gennaio 1603 more veneto
Francesco Priuli Amb.
Sermissimo Prencipe
Havendo il signor Duca mandato uno de suoi gentil’huomim di camera a rallegrarsi con me per la benigna ellettione, che la Serenità Vostra s’è compiaciuta di fare della persona mia all’arabasseria di Spagna, m’ha parso necessario di andare a rendergliene gralie, e così fra diversi ragionamenti mi disse, che egli era spronato da i signori di Frinch di dar loro modo di giustificarsi, acciò che dopo potessero havere sicurtà tale in questi stati, che chi venisse per offenderli fosse sottoposto al rigore della giustitia, ma che l’A. S. non haveva voluto condescendere a questo, perchè la colpa era tanto enorme, e l’offesa fatta verso principe che ella riveriva tanto, che mai sarebbe caduta in rissolutione, che potesse disgustare la Serenità Vostra, che le pareva ben strano di negar giustitia a nissuno, ma che non essendone informato, se non per quanto ne ragionano le gazete, desiderava di haverne sinciera notitia per sapere quello che le convenisse di fare, c poi soggionse: se dalla Serenissima Repubblica mi fosse stata fatta instanza io li haverei ritenti qui per far di loro quello, che da Venetia mi fosse stato comandato; all’hora io risposi, che publicando questi tali d’esser feudarii dell’imperio, la Serenità Vostra non volse molestare l’A. S, ma trattando come con persone libere li ha chiamati a comparire a sgravarsi del delitto appresso quel principe che havevano offeso, non persuadendosi mai, che se fossero stati vassalli di S. A. havesserò potuto si può dire sotto ti suoi occhi esercitare così publicamente un’iniquità sì grande, riuscendo hora ridiculoso il trattare di giustificarsi poiché la quantità delle moneto infalibilmente li colpa, le persone interessate confessano, et il proprio cechiero di Turino poteva testificare d’haver venduto la stella, et altri materiali per servitio della loro cecca; al che rispose il signor Duca: certo che me la pagheranno, anzi per poter meglio stringerli haverei a caro che l’EE.mo Senato mi facesse vedere alcuna particolarità del processo, et insieme ancora qualcheduna dello monete stampate da loro, perchè essi dicono d’haver posto sopra li sesini la propria sua arma, che si rassimiglia assai all’impronto di Venetia, e che havevano stampato altra sorte di moneta; il che quando fosse verebbe a sminuire il delitto, et spererei di poter interceder per loro appresso la benignità della Serenissima Signoria, lo risposi che le cause che havevano indotte l’EE. VV. a si rigorosa sentenza erano chiarissime, e che il non esser comparsi essi nei quindici giorni del proclama, nè meno in altri tanti, che passarono prima che si publicasse il bando, li rende convinti; tanto più ch’io sapevo che dopo il proclama si facevano le preparationi, e si lavorava nella cecca, in modo che fin che non hanno sentito il pericolo in che si trovano hora, hanno sprezzato il potente braccio della giustitia di Venetia, che però poteva S. A. indubitatamente giudicarti rei perchè non ci era angolo di giustificatione per loro; e che la gratia et la reauditione non haveva più loco, havendosi la Serenità Vostra legate le mani nella sentenza; ma mostrando il sig. Duca di non saperlo gli ho mandato poi il bando, et egli m’ha fatto dire ch’io