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da due grossi, uguale a quello già edito di Bonifacio II1, avendo da un lato la già descritta aquila a due teste coronate collo scudo di Monferrato in petto, ed attorno preceduta da una testina di santo vescovo per S. Evasio (ciò che indica in Casale essere stato battuto) GVLIELMVS . MAH. . MONT . FER . ETC., e dall’altro una croce patente e gigliata con PRINC . VICA . PP . SACRI . RO . IM cioè Princeps Vicariai Perpetuiti Sacri Romani Imperii. Pesa come il sopraddetto e pare di egual bontà.
La sesta (T. V, N° 52), quantunque senza nome di marchese, si vede appartenere al sopraddetto essendo battuta coi conii di due altre sue monetine2, e per il suo peso e titolo vedesi essere un bianchetto da dodici per grosso. Da una parte ha la protome d’un vescovo nimbata ed accostata dalle lettere S - V per Sanctus Vasius, che in disteso cosi leggesi attorno S. EVAXIVS . CVSTOS; e dall’altra ADORAMVS . TVAM . in giro, alludendo alla croce fiorita che vedesi nel campo.
La settima (T. V, N° 53) spetta al penultimo di questi marchesi, che fu Bonifacio II, il quale governò lo stato dal 1518 al 1530, e pare un forte bianco. Presenta nel diritto uno scudo inquartato 1 e 4 di Monferrato, 2 di Sassonia e 3 di Bar, e sormontato dall’aquila imperiale a due teste con BONIFACIVS . MA . MO . FE ., e nel rovescio una croce fiorita colla leggenda CRVX . TVAM . ADORAMVS.
Queste sono le monete dei nostri Paleologi che mi venne fatto ili poter sinora aggiungere alle già edite, sicuro col tempo di poterne ancora scoprire qualcheduna d’oro de’marchesi che regnarono da Giovanni I a Bonifacio I, dei quali è impossibile che nessuna sia stata coniata.
MONTAFIA.
Quantunque creda che monete de’ principi di Montafia siano mai esistite, tuttavia constando essere essi della regalia della zecca stati investiti, stimo di non omettere quelle notizie che circa i