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DERTH ., che in allora voleva la tradizione fosse stato questo Santo il primo vescovo di tale città, quantunque adesso la critica abbia fatto conoscere che nessuno vi sia esistito prima di S. Esuperanzio discepolo del celebre S. Eusebio vescovo di Vercelli.

E questo in quanto al carattere estrinseco, che in quanto alla legge a tenor della quale furono lavorali questi due pezzi, secondo leggesi in memoria presso di me, fu riconosciuto un esemplare del primo tipo a millesimi 940, ossia denari 11.7 incirca, e del peso di denari 10.18, pari a grammi 13.767, ed altro del secondo di soli denari 6.3, o grammi 7.844, e a millesimi 760, o a denari 9. 3 incirca di fine.

Ora, secondo il citato documento l’Aicholzo, mandando al Settala li 10 marzo 1678 il conto della spesa fatta per 45 di queste monete, vi unì un certificato di due saggiatori genovesi qualmente le trovarono nel saggio ad oncie 11.1 ossia millesimi 920, e del peso totale di oncie 23. 6 . 12, le quali divise per 45 danno denari 11. 1/16 per ciascheduna, o grammi 14.670 incirca; dal che scorgesi che esse erano delle prime sopra descritte col N° 3 o, non dovendosi tener gran conto della diversità esistente tra questi 45 pezzi e quello sopracitato di soli grammi 13.767, che scorgesi non essersi lavorando molto atteso all’esattezza nei tenerli tutti di peso uguale, loro bastando che si compensasse sul numero, ed appunto paragonato l’esemplare esistente nel medagliere di S. M., che è degli inferiori, cioè di quelli col N° 31, quantunque ben conservato si riconobbe pesare otto grani meno dell’altro che era di denari 6. 3. Paragonando poi il fine contenuto nel principal pezzo coll’altro inferiore, scorgesi quello averne denari 10, e questo solamente cinque, epperciò esserne la metà, e siccome il maggiore è detto valere soldi 54 di Milano, il minore ne segue aver valsuto soldi 27.

Questi sono per quanto mi consta le due sole monete battute da questo vescovo nella persuasione di avere tal diritto; ma, o che esso da’ suoi successori siasi riconosciuto insussistente, o che gli sia stata fatta opposizione per parte del governo spagnuolo signore della Lombardia, nella quale Tortona era compresa, il fatto è che siccome prima del Settala non trovasi un minimo indizio che quei vescovi abbiano mai nè avuto nè usato del diritto di batter moneta, così nemmeno dopo di lui si ha notizia che alcun suo successore abbia manifestata alcuna pretesa a tale riguardo.