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VAVDE come fu Ietto, e nell’interno PHILI. S. DI. LEX, presa già per PHILIPVS, REX., ma che pare contraffacendo il francese siasi voluto metter secondo la legge, cioè alla legge dei grossi di re Filippo. Nel centro del rovescio evvi un grande giglio con attorno PETRC’ORV. M il tutto chiuso in una cornice formata di gigli. In questa leggenda si è dove il disegnatore e l’illustratore errarono mettendovi invece FRANCORVM., quando chiaramente tali lettere dicono come nel N° 26 PETRi CastrORVm. Moneta.
L’ultima moneta di Ludovico che rimane a descrivere è ugualmente una falsificazione di altra francese, cioè del doppio tornese di Filippo il Bello re di Francia, e simile a quello del conte Aimone col N“4 - Nel campo del diritto (T. III, N° 29) ha sovrapposti due gigli accostati il superiore da L-V, ma l’inferiore da due lettere inintelligibili per esser alquanto corroso il pezzo, ed attorno LVD.... VS DE SA. Nel rovescio attorno ad una croce colle tre aste superiori gigliate e l’inferiore che tocca l’orlo è quasi totalmente mancante la leggenda, ed appena discernesi DOM, forse Dominus Vaudi Tutoris, per indicare che era tutore di Amedeo VI, come su altra sua moneta leggesi1.
ALBERA.
Nell’Appennino ligure sul torrente Borbera, che presso Serravalle gettasi nella Scrivia, è sita la piccola terra d’Albera. Compresa nella diocesi di Tortona formava già con varie altre castella un complesso di feudi da quel vescovo totalmente dipendenti, e conosciuti col nome di Vescovato; da quando però dati il loro acquisto non mi venne fatto d’accertarlo, quantunque storici tortonesi dicano che donatori ne furono i Carolingi2, però nessuna prova se ne adduce; solamente citasi un diploma dell’imperatore Ottone I del 973, col quale dicono che a questa chiesa molti cospicui feudi