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Quantunque sì pochi giorni abbi durato il suo pontificato, tuttavia ne abbiamo un denaro del peso di grani 23 come quello di Romano, ed avente da un lato (Tav. VI, N° 1) LAMVERTO IMP e nel campo in monogramma ROMA, e dall’altro SCS PETRVS con in mezzo pure in monogramma THEDR per Theodorus.
898-900.
La fazione che già una volta aveva pronato al pontificato Sergio, nuovamente alla morte di Teodoro fece ogni sforzo afinchè ora esso venisse eletto, ma la parte contraria appoggiata dall’imperatore Lamberto più numerosa e potente nel febbraio dell’898 elesse e consecrò Giovanni.
Subito scomunicò e cacciò in esilio Sergio ed i suoi seguaci, indi radunato in Ravenna un concilio al quale intervenne pure Lamberto, ristabilì la memoria di papa Formoso da Stefano VI ridicolamente dopo morte degradato, e dichiarò decaduto l’imperatore Arnolfo; contemporaneamente Lamberto confermò alla Chiesa romana tutti i suoi possedimenti, cosa che sempre prima della loro incoronazione dagli imperatori dovevasi fare.
Nello stesso concilio fece questo papa un decreto per impedire che non accadessero più disordini nell’elezione de’ suoi successori come s’era con universale scandalo da alcuni anni veduto, e rimise in vigore quello di Eugenio II, cioè che non si potesse consecrare un papa senza l’intervento dei messi dell’imperatore.
Esso è del seguente tenore1:
Quia sancta Romana Ecclesia, cui auctore Deo praesidemus, a pluribus patitur violentias, Pontifice obeunte: quae ob hoc inferuntur, quia absque imperiali notitia Pontificis fit consecratio, nec canonico ritu et consuetudine ab imperatore directi intersunt Nuncii, qui scandala fieri vetent: Volumus, ut quum instituendus est Pontifex, convenientibus Episcopis et universo Clero, eligalur, praesente Senatu et Populo, qui ordinandus est. Et sic ab omnibus electus, praesentibus Legatis Imperialibus consacretur. Nullusque sine periculo sui, juramenta vel promissiones aliquas nova adiventione audeat extorquere, nisi quae antiqua exigit consuetudo, ne Ecclesia scandalizetur, et Imperialis honorificentia minuatur.