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le istanze di Gregorio a tal riguardo, che alla fine Luitprando cedette e restituì alla Chiesa questi fondi allodiali, che non devonsi confondere col possesso da alcuni creduto di tal provincia, la quale abbracciava allora non già le Alpi propriamente dette Cozie, ma le città di Acqui, Genova, Savona e Tortona nell'Apennino, che non appartennero mai a S. Pietro.
Essendo stato dall’esercito innalzato al trono imperiale nel 717 Leone Isauro, questi subito con lettera significò al pontefice la sua elezione, accompagnandola da una solenne professione di fede cattolica, e ciò fu causa che il buon papa con maggior vigore attendesse alla difesa di questa provincia, ed appunto in questo tempo essendosi i Longobardi del ducato di Benevento impossessati del castello di Cuma, Gregorio dopo aver ogni mezzo tentato presso di essi per averne la restituzione, insegnò al duca di Napoli come dovesse condursi per ricuperarlo; il che in fatti gli riuscì, ma colla spesa per parte della Chiesa di libbre settanta d’oro.
Correva l’anno 726 quando l’Augusto Leone sedotto dalle arti d’un rinegato, proibì ne’ suoi stati il culto delle sacre immagini, chiamandolo idolatria. Subito che conobbe Gregorio tal novità scrissegli dimostrandogliene la falsità, e che tal cosa sarebbe stata causa d’infiniti mali a’ suoi stati d’Italia; ed in verità quanto disse il pontefice avvenne, chè conoscendo i Longobardi quanto tal ordine rendesse odioso Leone agli Italiani, creduto perciò favorevole il momento, entrarono in questa provincia e mettendo tutto a sacco e fuoco minacciarono persin Roma.
L’iconoclasta imperatore invece di cedere alle paterne istanze del capo della Chiesa, sempre più contro di lui si irritava, anzi minacciò di destituirlo quando esso non obbedisse a’ suoi ordini. Allora il papa fece conoscere a tutta la cristianità i pericoli della Chiesa, e frattanto si preparò alla propria difesa, e ben con ragione, chè da Costantinopoli furono inviati a Roma sicari per ucciderlo1, la qual cosa venuta a cognizione del popolo, si sollevò e ne trucidò i due primari, e siccome l’esarca radunava soldatesca per venire a deporre Gregorio, gli abitanti del ducato romano si unirono coi Longobardi del ducato di Spoleto per impedirgli coll’armi il passaggio verso Roma. Le popolazioni tutte della provincia italiana cominciarono indi a tumultuare, e non volendo più riconoscere Leone per imperatore fecero sentire esser decisi di eleggerne uno cattolico, al che opponendosi vivamente il pontefice riuscì alla fine d’impedire.