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Gregorio III scrive per aiuto a Carlo Martello, quando gli eserciti dei Longobardi mettono a sacco il territorio romano1: Stefano II ricorre a Pipino, quando Astolfo, poco dopo aver fermata una pace di quarant’anni, assale Roma, pretende dai cittàdini che si riconoscano tributari; finalmente minaccia i Romani di metterli tutti a fil di spada se non si sottopongono alla signoria longobardica2.
Dopo la duplice fuga, e le iterate promesse di Astolfo, e la donazione di Pipino, i richiami dei papi ai Franchi vertono intorno agli indugi dei Longobardi nello sgombrare le terre donate da Pipino, e insieme intorno alle nuove invasioni di essi sul territorio romano. Nel primo lamento molti non veggono altro che un dolore ambizioso dei papi, e fanno carico a questi di aver mosso cielo e terra per una loro causa privata: a noi però, come abbiam detto, è impossibile di risguardare come causa privata una contesa nella quale si dibatteva se una popolazione sarebbe stata conservata come conquista dei barbari, o libera da quelli.
I mali orrendi delle spedizioni continue non erano certo un dolore privato dei papi; e Paolo I non pregava per se solo, quando implorava l’aiuto di Pipino contra i Longobardi, che passando per le città della Pentapoli avevan messo tutto a ferro e a fuoco3: nè Adriano, quando i Longobardi commettevano saccheggi, incendii di Sinigaglia, d’Urbino, e d’altre città romane, quando assalendo alla sprovveduta gli abitanti di Blera, che senza sospetto mietevano, uccisero tutti i primati, portarono via molta preda d’uomini e d’armenti, e posero il resto a ferro e a fuoco4.
Dopo sì eloquenti parole nulla sarebbe più a dire, tuttavia avendo a parlare dei diversi pontefici che in questi anni siedettero in Roma, toccheremo de’ vari fatti, nei quali furono essi parte principale.
Ritornando ora a quanto abbiamo detto in principio, cioè che nel 578 era stato eletto sommo pontefice Pelagio II, troviamo che già questi scrivendo a vescovi5, lamentavasi della barbarie dei Longobardi, ed implorava aiuto contro di essi a Costantinopoli dall’imperatore Maurizio Tiberio6.
Essendo esso passato a miglior vita nel febbraio del 590, tutti i voti