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Giustiniano I corrispondente al 544, nel quale leggesi Orcas olearias duas valentes siliqua una semis argenteas1, ed avendo verificato il peso di varie silique d’argento di Maurizio Tiberio, di Foca e dei due Eraclii le trovai pesare grani 8, 7 ½, 7 e 6, cioè il doppio di quelle che come sopra dissi, trovai di grani 3 ⅓.


NOTA II.


Abbiamo veduto che insino dai tempi di papa Stefano III, Sergio arcivescovo di Ravenna pretendeva dominare nell’esarcato. Morto questi nel 770, il suo successore Leone volle rendersene affatto padrone, ma forzato per qualche tempo rimase tranquillo. Volendo corteggiare Carlo Magno che vedeva sì potente, gli mandò un Martino diacono della sua Chiesa2, indi egli stesso andò in persona in Francia a quella corte dove fu assai ben ricevuto, con grave sospetto di papa Adriano che ne conosceva le intenzioni. Infatti dopo il suo ritorno, cominciò di nuovo a condursi come se fosse l’assoluto signore nell’esarcato, a ciò probabilmente anche secondato da qualche ufficiale del re franco, onde il pontefice varie volte dovette indirizzarsi a Carlo, affinchè lo facesse rientrare ne’ suoi doveri.

Come già ho detto, s’ignora come questa rivolta di Leone avesse fine, ma pare che a lungo non andasse non trovandosene più parola nelle lettere di Adriano; però continuò quell’arcivescovo ad essere bene viso dal re, trovando aver esso legato a quella chiesa un quadro d’argento, nel quale era rappresentata Roma.

Durante gli anni nei quali Leone la faceva da padrone in Ravenna, e probabilmente dopo il suo ritorno di Francia, da buon cortigiano volendo fare cosa che potesse essere a quel re grata, deve avervi fatto coniare una moneta d’argento, avente nel campo del diritto il monogramma KAROLVS ed attorno in giro * CARLVS REX FR, e nel campo del rovescio il monogramma RAVEN con attorno * ET LANG AC PAT ROM., cioè Carolus Rex Francorum et Langobardorum ac Patritius Romanorum.

Questo pezzo del peso di grani 24 e di bassa lega, e che conservasi inedito nella collezione di S. M. Sarda, a primo aspetto scorgesi coniato ad

  1. Zanetti, T. II, pag. 367.
  2. Troya, Codice diplomatico longobardo. Parte V, pag. 693.