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Il sole, la luna, le stelle. 91

una fata meravigliosa, come una meravigliosa madre celeste, essa divenne pure più facilmente la proteggitrice de’ parti e de’ matrimoni. Secondo l’uso nuziale indo-europeo, i matrimonî devono essere sempre celebrati, per buon augurio, nella quindicina luminosa della luna, quando la luna è veramente luna o lucina, o luminosa, ossia fra il novilunio ed il plenilunio, tempo che si crede propizio, per eccellenza, alla fecondazione, nè solo alla fecondazione animale, ma ancora alla vegetale, onde pure le numerose superstizioni agricole che si riferiscono agli influssi lunari. Ma se la vedica Sinîvalî ci offre alcuni indizî preziosi, anche più singolare ed importante è quello che l’inno trentesimo secondo del secondo libro del Rigveda ci fa sapere della nuova luna Râkâ. Voi ricordate, senza dubbio, come nelle novelline popolari, la strega matrigna ordini alla bella fanciulla che odia e perseguita, un lavoro impossibile, superiore ad ogni arte, industria e potenza umana. La povera fanciulla si dispera, e si raccomanda ora alla Madonna, ora ad una buona fata che viene ad assisterla, a lavorare, a far contare il grano, tessere, filare, cucire per essa. Invece della Madonna, trovasi talora una meravigliosa bambolina o fanciulla di legno (uno de’ nomi vedici della luna è Aranyânî, o la silvestre, quella che sta nel legno, nel bosco, come Artemis o la Diana silvestre, nel quale aspetto diventa poi una Dea cacciatrice; quindi il nome di madre delle fiere dato ad Aranyânî e di Mr’igarâg’a, o re delle fiere dato, in sanscrito, alla luna). Questa bambolina, questa fanciulla di legno ha, come la