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86 | Mitologia comparata. |
facilmente una bella pastorella; l’aurora açvavati o fornita di cavalle, una eroica guidatrice di carri e di cavalli.
Vi ricordate, senza dubbio, che nella novellina della bella e della brutta, la bella è mandata dalla matrigna a pascere; la bella pastorella è l’aurora che nella sera appare perseguitata dalla notte matrigna, o brutta sorella, o trista rivale che vuol perderla, e nel mattino sposa il figlio del re, il giovine principe, il sole. Noi parliamo ora soltanto più di una sola aurora, dell’aurora del mattino. Ma la parola aurora significa il ciclo aurato, che si vede al mattino in oriente, alla sera in occidente. Il mito ha contemplato queste due figure, questi due splendidi momenti del cielo, e vide nell’aurora del mattino, per lo più, una pastorella felice, nell’aurora della sera una pastorella infelice. Come il sole, figurato qual giovine eroe, diventa stalliere e spazza poi nel mattino, le stalle celesti, ossia sgombra il cielo dalle tenebre, così la pastorella, che nella notte aveva prese umili vesti, riappare in una splendida veste, ora vestita color delle stelle, ora color della luna, ora color del sole innanzi al principe che dovrà sposare, deponendo la veste scura che la crudel matrigna l’obbligava a portare nella notte.
In un inno vedico, ci viene rappresentato il Dio Indra che protegge una fanciulla, Apâlâ, che gli vuol bene. È la sera; la fanciulla discende alla fontana per attingere acqua; nella fonte pesca il Soma, ossia l’ambrosia, è, come pare, l’ambrosia lunare, la luce della luna, che in altri casi appare come una buona fata, una buona vecchierella, una