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80 Mitologia comparata.

nebre vedico, perchè accompagni l’anima del morto alle sedi beate: «Il sapiente pastore del mondo, Pûshan dal gregge immortale, ti porti via di qua, ti conduca fra quei beati maggiori, ed Agni (qui il fuoco stesso del rogo) fra gli Dei benigni. Una lunga vita ti sia propizia; dove stanno i buoni, dove andarono i buoni, colà ti porti il Dio sole. Pûshan conosce tutte quelle sedi; egli conduca noi fiduciosi, egli benefico, splendido, ornato d’ogni virtù, vigile, previdente vada innanzi. Pûshan è nato per andar lontano, nel lontano Dyu, nella lontana Pr’ithivi; entrambe sono per lui sedi amatissime; egli arriva da esse; egli parte per esse.»

Un’altra forma vedica più gaia del sole è Savitar, che si congiunge specialmente col sole mattutino, col sole rinascente, come Pûshan col sole vespertino, col sole moribondo; l’uno e l’altro talora, negli inni vedici, s’identificano; ma Savitar raffigura specialmente il sole nel suo più vago splendore. Egli è celebrato come avente occhi d’oro (hiranyâksha), mani d’oro (hiranyapâni, hiranyahasta), belle e grandi mani (supâni prithupâni), cappelli biondi (harikeça) bella e dolce lingua (sug’iyva, mandrag’ihva); egli ha carro d’oro, cavalli d’oro, tunica d’oro e nasce in acque tinte del color dell’oro (ossia nell’onda luminosa dell’aurora mattutina); egli manda innanzi a sè il bel carro degli Açvini, e poi si manifesta egli stesso; egli sale e scende; il suo carro, percorrendo le vie celesti, non fa polvere; egli illumina l’universo seguito dagli altri Dei che, per suo merito, sono immortali; dominatore delle acque