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76 Mitologia comparata.

partiva lo accoglievano o io seguivano i saluti e le preghiere de’ pastori vivamente inteneriti. Dopo avere vissuto l’intiero giorno all’aperto coi loro greggi, i pastori vedici erano invasi da un profondo terrore, nel vedere che il sole si ritraeva dagli spazî celesti e che le ombre si estendevano misteriosamente ad avvolgere tutta la terra. Il sole si corica, il sole tramonta, il sole si tuffa nel mare, il sole cade, il sole se ne va, il sole si oscura, il sole tace, il sole muore, sono tutte immagini e non le sole con le quali la immaginazione popolare nelle varie lingue si rappresentò lo scomparire diurno del primo tra gli astri che risplendono alla terra, dalla vista degli uomini. L’uomo primitivo fu pronto a domandarsi: Ove va? Tornerà desso? In qual pericolo fu egli ora attirato? Che cosa gli faranno dunque? Secondo le varie risposte che furono date a quelle prime quasi paurose interrogazioni, si svolse una serie infinita di miti solari, alcuni dei quali pieni di alta, solenne, quasi tragica poesia.

La prima, la più frequente di tali risposte dovette essere idillica. La vita del sole parve agli antichi pastori vedici somigliante alla vita lor propria. Anche essi uscivano col levarsi del sole dalle loro stalle oscure e muovevano, pastori erranti, ne’ vasti campi, ai quali l’umana cupidigia non aveva ancora posti confini. La prima ricchezza, la sola ambita dal poeta vedico, la sola ch’esso invocò da prima fu la moltiplicazione infinita del proprio gregge, e della propria famiglia. L’oro non era ancora desiderato; veniva celebrato il suo splendore, perchè colorava gli