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LETTURA QUARTA.


IL SOLE, LA LUNA, LE STELLE.




Trasportiamoci col pensiero in mezzo ad un antico popolo di pastori, lontano da tutti i rumori della civiltà. Non città, non castelli, non templi; unico tempio, la natura; il cielo, gran tabernacolo divino; la terra tutta aperta al riso dal sole, ricca di pascoli verdeggianti e di lieti armenti; in alto, un solo essere animato e splendente che fa muovere la luce, che tiene desto con la favella dell’uomo, il canto degli uccelli, che fa germogliare dal suolo tutta la immensa famiglia delle erbe e delle piante, il sole, insomma, che si concede tutto ai viventi e nulla chiede od attende per sè, che fa bene a tutti, anche a suoi nemici, cioè ai mostri tenebrosi ch’egli illumina. Il sole è il simbolo celeste della carità universale; quindi si comprende bene il nome di Mitra, ossia amico, dato nell’India ed in Persia al sole. Con questo nome famigliare il sole accompagnava, nell’età vedica, le opere del giorno ai pastori erranti per le valli del Kaçmîra e del Pancianada; ed ogni volta che questo amico tornava nel cielo o ne