e il loro divino riscaldatore, non mi pare che vi possa essere per noi alcuna incertezza nella scelta. Il dramma dello Shelley è un’amplificazione fantastica fatta da un uomo di potente ingegno sopra l’uomo Prometeo posto a contrasto con la natura; ma quest’uomo poteva chiamarsi Prometeo come ogni altro uomo; non vi è più fra il dramma greco e l’inglese una continuazione dell’idea mitica, ma soltanto una divagazione da essa. Noi vediamo invece ancora la connessione strettissima fra il tipo poetico del Prometeo di Eschilo e il rozzo mito elementare proto-ariano da cui si svolse. È gloria della mitologia popolare aver potuta fecondare nel genio ellenico una così grande poesia, aver trasformato la materia più grossolana nella materia più spirituale, e con essa creato una cosa quasi divina e perfetta, com’è ora per noi il tipo del redentore ellenico, del giusto e forte titano che sacrificò sè stesso per portare fra gli uomini il beneficio della luce. Il Cristianesimo poi, come trasformò l’acqua che purifica i corpi, in acqua che purifica le anime, trasformò pure, facendoci salire assai più alto nella scala ascendente e luminosa dell’ideale e togliendo la mostruosità di una lotta col nume, la luce solare in una luce tutta spirituale. Il fuoco immortale che arde nell’ara o nel focolare per darci luce e calore, il sole che sembra morire ogni sera nel cielo occidentale, il sole che sembra esso pure sacrificarsi, per la volontà d’un tiranno tenebroso, per amore degli uomini, ma che risorge poi sempre a nuova vita immortale, diede origine alla rappresentazione ellenica d’un Prometeo, che non può mo-