Pagina:Mitologia-comparata.djvu/70

62 Mitologia comparata.

terror della morte, facendo loro il dono della speranza, e che diede loro il fuoco, il quale, se fu tenuto qual principio vitale, apparve pure simbolo della vita eterna. In una lucerna antica cavata dai sepolcri della via Lavicana incisa dal Bartoli, illustrata dal Bellori, si vede espresso il mito di Prometeo largitore del fuoco ai mortali; egli tiene la fiaccola celeste con una mano, e con l’altra mostra il cielo, onde credevano gli antichi che fosse discesa l’anima umana, e, ove risalendo dopo la morte, doveva rivivere immortale. Il mito di Prometeo si confonde pertanto, sotto questo aspetto intieramente poetico, col domma cristiano della seconda vita. Tutto questo mito viene poi espresso da una leggenda vedica che mi pare di singolare importanza. Avendo molta cura del fuoco sacrificale e funebre, il devoto nell’età vedica non s’assicurava soltanto i beni di questa vita, ma, per quanto c’insegna una leggenda del Catapatha Brâhmana anche quelli dell’altra. Secondo la leggenda, Agni, il Dio del Fuoco, appena creato dal Dio Prag’âpati, incominciò a bruciare ed a perturbare ogni cosa. Allora tutte le creature esistenti si mossero per distruggerlo. Il Dio Agni ricorse allora ad un uomo, e gli domandò che lo lasciasse entrare in lui, dicendogli: «Dopo avermi generato, alimentami; se tu farai codesto per me nel mondo di qua, io farò lo stesso per te nel mondo di là.» Per mezzo del fuoco sacrificale, nell’età vedica, non si alimentava soltanto il necessario fuoco domestico; per mezzo del culto di Hestia e di Vesta, Greci e Latini non mantenevano soltanto vivo il fuoco