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Al prof. Antelmo Severini. VII

qualche splendido articolo critico del prof. Trezza e del prof. Pezzi, un libro sul Mito di Tito Vignoli, rimangono varie raccolte di tradizioni popolari, non solo negletti, ma quasi universalmente ignorati. Il libretto è particolarmente destinato agli Italiani. Non vorrei che ciò fosse poi inutilmente. Com’Ella sa, mio caro Severini, io pubblicai due opere di mitologia comparata, in lingua straniera, le quali ebbero all’estero molto maggior fortuna che non mi fosse lecito sperare. Esse diedero pure occasione ad altri lavori, a nuove preziose indagini, non pur nel campo della mitologia âria, ma nella semitica; esse confermarono poi specialmente e fecero maggiormente riconoscere la parentela dei miti con le novelline popolari; i critici miei concittadini non s’accorsero di quelle mie pubblicazioni, se non per rimproverarmi la scarsa carità di patria, che mi aveva fatto accettare le larghe offerte d’editori stranieri più tosto che la grazia di editori nostrani. Chi stampa in italiano, per il pubblico europeo può dirsi che stampi quasi clandestino; onde un italiano può benissimo avere idee sue e rivelarle primo, ma fin ch’egli stampa in Italia nessuno se ne dà troppo per inteso; gli stessi più solenni critici italiani che si fanno uno scrupolo di citare ogni autore nuovissimo che porti, per quanto oscuro nel suo proprio paese, un nome straniero crederebbero vergognarsi quando dovessero confessare d’avere imparato qualche