mostri, intende specialmente ad uccidere il mostro Vr’itra, il copritore, il mostro Ahi, il serpente stringitore. Tra gli Dei, Zeus che ha lanciati con la destra i fulmini, con la sinistra tiene l’egida, onde il suo nome di Egioco; Athênê o Minerva afferra per le chiome un gigante, intanto che la Vittoria scende dal cielo per incoronarla, e la Terra, uscendo dall’abisso, prega per i Titani suoi figli; ma noi sappiamo ora che la Terra generatrice di mostruosi giganti è una Terra celeste; le ombre, le nuvole, ora sono montagne che si muovono, ora guerrieri che combattono con macigni; se poi volessimo pure pensare che la madre de’ Titani fosse veramente la Terra nostra, i Titani rappresenterebbero pur sempre le ombre notturne e le nuvole che si vedono del pari alzarsi dalla Terra per dare come giganti che crescono la scalata al cielo e ripiombar sulla Terra all’apparir del Sole. Nella rappresentazione di Pergamo, si mostra pure, al fine della battaglia, Helios il sole sopra un carro tirato da quattro cavalli, preceduto dall’Aurora che fa da staffetta e si mostra sopra uno stupendo cavallo. Nell’Aitareyabrâhmana si parla di una corsa, di una sfida alla corsa fatta nel cielo tra gli Dei, la quale sarebbe stata vinta dall’Aurora, la prima che s’affaccia nel cielo orientale. Si trovano pure, nella Gigantomachia, rappresentati Apollo; Diana che cavalca un leone, seguita da ninfe che portano stivali da caccia; Bacco vestito all’orientale, seguito da un piccolo satiro che gli fa il verso; Hefesto, Borea, Nettuno seguito da un centauro marino alato. Nella zoolo-