eccellenza; la luce è ancora fluidissima, ma la proprietà d’esser fluida fu pure data alla parola; e Sarasvati la dea delle acque, diventò pure nell’India una dea della parola, una dea della musica, del linguaggio; anzi nella leggenda vedica a Sarasvatî si dà il nome di Vâc’ ossia Parola e si rappresenta questa Vac’ come una persona viva, prima creatrice de’ viventi. Non vi pare mirabile la corrispondenza fra questa nozione vedica della Parola creatrice e la variante del concetto biblico dello spirito di Dio che passeggia sulle acque sostituito da quell’altro: «In principio era il Verbo o il Logos? La parola è soffio, è spirito, è vento che suona; onde si comprende come, senza contraddizione, presso l’inno vedico che diceva: in principio era il vento, sia venuta la leggenda vedica a soggiungere: in principio era la parola; che, dopo il versetto biblico: «Lo spirito di Dio si muoveva sulle acque» si aggiunga subito: «Dio disse: Sia fatta la luce, e la luce fu fatta.» Lo spirito di Dio che parla crea. La parola è luce; il silenzio tenebra. L’idea teologica della parola creatrice di Dio, si fonda sopra una nozione naturale che diede occasione ad un mito cosmogonico. Ma la evoluzione del mito cosmogonico rivela a noi un altro grande e stupendo e poetico mistero religioso. L’acqua che appare principale elemento di creazione, nella cosmogonia biblica, come nella indiana, nella leggenda del diluvio ritorna come acqua lustrale, che purga il mondo, che lo lava, e da cui emerge un nuovo uomo puro, pio, virtuoso, Noè nella tradizione biblica, Manu nella indiana, Deucalione