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34 Mitologia comparata.

s’invoca l’alba luminosa perchè giuochino per l’eroe solare che ha perduto, ossia perchè, come dice l’Atharvaveda, ungano al giuocatore le mani di burro, affinchè i dadi possano meglio scivolare, perch’egli possa vincere. L’apsarâ detta payasvatî ossia lattifera, che sembra qui specialmente rappresentare l’alba mattutina, viene chiamata essa stessa sadhûdevinî, parola equivoca, che potè significare ben risplendente e bene giuocante; essa danza coi dadi; coi dadi accumula ricchezze, delle quali viene poi l’aurora a farsi dispensatrice ai mortali. L’apsarâ lattifera o Payasvati e l’apsarà ondosa o Sarasvati si confondono; quindi leggiamo pure che la ninfa Sarasvati, la quale, come aurora, prende nome di Duhitar divas o figlia del cielo, libera dai debiti il padre Divodâsa, propriamente il devoto, il servo del cielo, un appellativo dell’eroe solare mattutino. Come si chiamava una volta il padre di questo Divodâsa? Come si chiamò di poi quando l’aurora giuocava per amor di suo figlio? Una volta, è detto, il suo nome era Bahvaçva ossia, avente molti cavalli; poi si chiamò vadhryaçva ossia il privo di cavalli. Dunque al giuoco egli perdette specialmente i suoi cavalli. Ora io richiamo la vostra attenzione ad un motivo assai popolare nella tradizione indo europea. Quando l’eroe delle novelline popolari è caduto in disgrazia, per lo più, lo vediamo diventar pecoraio, guardiano di armenti, stalliere del re (il re Nala, dopo avere perduto il regno al giuoco de’ dadi, lo riguadagna come auriga; la leggenda di Nala parmi congiungersi strettamente col mito vedico dì Divodâsa);