sono le immagini poetiche figurate dal popolo nel cielo, tanti sono i miti ai quali esso diede occasione. Il popolo non ama le astrazioni; degli oggetti che vede distingue ed anima le qualità, le quali pigliano moto e persona e si combinano fra loro, ora per concordia, ora mischiandosi fieramente nella lotta. Le persone sono rappresentate secondo gli oggetti che più frequenti e più famigliari si presentano alla vista dei popolo. Il mito ellenico finge il delfino che salva il fanciullo Arione dal mare. Il delfino fu osservato venire a galla nelle tempeste; come dal naufragio salva sè stesso, s’immaginò che liberi i naufraghi privilegiati. Ora, essendo stato osservato che il sole si tuffa ogni sera nel mare, sia poi questo veramente il mare che avvolge la terra, come lo osservano i popoli marittimi, sia l’oceano celeste, e che da questo naufragio si liberasse miracolosamente, s’immaginò che un delfino, o, in generale, un animale acquatico, un pesce, lo salvasse. Il gran pesce nel ventre del quale Giona è ingoiato, è anch’esso un pesce liberatore, come il mostro marino che nel Râmâyana ingoia da una parte Hanumant, per lasciarlo uscire dall’altra parte, non è un animale omicida, ma un ausiliare dell’eroe mitico che lo salva dalle acque. Qual è questo animale acquatico, questo pesce cornuto, o con la gobba, questo delfino o balena, che tira fuori dal mare l’eroe che vi è caduto? Nella leggenda del diluvio indiano questo pesce liberatore cornuto cresce nell’acqua prodigiosa; di picciolissimo diviene grandissimo; ora se io vi ponessi questo indovinello: Vi è nel cielo un