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L’acqua. 23

carattere così diverso, come l’indiano, il greco, il latino dovevano creare. L’immaginazione gigantesca del genio poetico e speculativo indiano mantenne specialmente il suo mondo fantastico nel cielo ov’esso nacque; il genio di un popolo specialmente marittimo come il greco fece molto spesso discendere i suoi numi sul mare, quindi Ouranos il cielo si feconda nel mare e vi genera Afrodite, e il mare ellenico appare popolato di Dei; il genio pratico di un popolo agricoltore come i Romani adorò specialmente una Venere terrestre, una madre produttrice di tutte le cose utili all’uomo. Ma la Venere latina e la Venere ellenica, risalendo, per mezzo d’Urania, alla Venere celeste, ritorniamo al primo concetto d’una creazione nel cielo, che abbiamo già detto raffigurarsi ora come una terra privilegiata, un giardino mirabile, un paradiso, ora come un oceano; il quale agitandosi diede origine all’ambrosia, dalla quale poi si generano nel mito indiano, tutte le cose, come dalla spuma del mare, ossia dal mare agitato ellenico, vien fuori la Venere greca. Quando pertanto si dice che il cielo diede principio alla creazione e quando si dice che la prima creazione si è compiuta nelle acque, noi abbiamo bensì due miti diversi, ma il fondamento naturale originario di questi due miti è uno solo, la contemplazione del cielo. La fantasia popolare procede nella creazione del linguaggio, e però anche de’ miti che non sono altro se non un linguaggio popolare figurato, per via d’analogia; ogni immagine nasce per analogia, per trasposizione di una nozione, di un accidente da un