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Il cielo. 9

una sposa celeste, e questa sposa celeste è precisamente la Pr’ithivî che raffigura l’ampia vôlta del cielo. Anche il Dio Indra, come il Dio Parg’anya, nel ventesimo inno del quarto libro del Rigveda, nella sua qualità di Giove pluvio e tonante, è fatto emergere dal Dyu, dalla Pr’ithivî, dall’oceano dal cielo nuvoloso. La Pr’ithivî come larga vôlta celeste è un equivalente di un’altra Dea Vedica, chiamata Aditi, parola che significa propriamente l’infinita. Questa Aditi è rappresentata qual madre degli Dei chiamati perciò Adityas, ed anche qual madre dei venti (mâtâ Rudrânam). Anche nell’inno cosmogonico vedico vien detto che il vento Vâyu (Eolo) non solo fu la prima creazione, anzi l’increato, ma che esso, agitato dal desiderio, dall’amore, si mosse e creò. Come vediamo poi Indra che, nel suo primo e più antico aspetto rappresenta il cielo luminoso, dal quale si generano tutte le cose, nella sua qualità di cielo tonante, diviene un Dio guerriero, possente, il primo degli eroi, anche il vento si moltiplica ne’ venti che soffiano nella nuvola, che adunano le tempeste, che corrono pel cielo tempestoso, e come tali i venti col nome specialmente di Marutas vennero celebrati dai poeti vedici come formidabili eroi, quasi paladini, che assistono il grande Indra nelle sue battaglie epiche celesti. Ma poichè il cielo e l’aria che si muove od il vento, nella loro prima figura apparvero numi cosmogonici, vediamo ora quale corrispondenza abbia trovata una tale rappresentazione mitica nel mondo ellenico.

Come Dyaus e Pr’ithivî appaiono negli inni ve-