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Miti ario-africani. 149

uno scampò. Queste sono le notizie del paese dei Tshaka (così chiamano sè stessi gli Zulù); io debbo dirvi che i Tshaka posseggono magie possenti.»

Ma un popolo che confida ancora nella magia dei suoi stregoni, non può reggere a lungo contro le armi inglesi; e noi aspettiamo ora con molta curiosità i seguenti fascicoli per vedere in qual modo gli Zulù, con le loro magie, si spiegano adesso la disfatta di Cetywayo. Ma, da quanto sono venuto fin qui osservando, par quasi lecito argomentare che gli Zulù, al contatto degli Inglesi, informeranno la loro novissima letteratura alle idee inglesi, e che sarebbe oramai una vera illusione il credere che per trovare ancora nel mondo qualche cosa di molto nuovo, di molto originale, convenga proprio ricorrere agli Zulù. Non vi è forse genere di stranezza di cui l’Europa, e anzi la nostra privilegiata razza ariana non possa rivendicare a sè la priorità; che, se non ce ne accorgiamo troppo, egli è un po’ per la ragione che il becchino danese adduce ad Amleto «Becchino: Egli era pazzo, e fu mandato in Inghilterra. Amleto: Perchè fu egli mandato in Inghilterra? Becchino: Perchè era pazzo, e deve colà ricuperare la sua ragione; o se non può, poco male. Amleto: Perchè poco male? Becchino: Perchè nessuno se ne accorgerà; gli uomini sono colà tutti pazzi come lui.»


FINE.